Il metano in Europa: facciamo il punto della situazione
C’era una volta l’Italia, unica nazione d’Europa con una buona, quasi capillare diffusione del metano. Erano i primi anni novanta del secolo scorso e trovare notizie su come rifornirsi al di fuori della penisola era un’impresa davvero difficile. Non c’era internet e le poche guide cartacee dedicate al metano erano molto povere di informazioni su quello che accadeva nelle altre nazioni. Se per caso si riusciva a trovare un punto di approvvigionamento oltre confine quasi sempre il tipo di aggancio era diverso da quello italiano.
Era risaputo che negli stati dell’ex Unione Sovietica il metano per autotrazione era diffuso, girava voce che qualcosa c’era anche in Croazia, qualche avventuriero aveva raccontato di impianti in Bulgaria, altri addirittura in Turchia. Anche la Germania non era messa male e stava investendo per creare una rete che sarebbe diventata la seconda in Europa come numero di distributori, ma anche in questo caso il sistema di aggancio era diverso da quello italiano e gli adattatori per collegare presa e bocchettone non erano consentiti.
Nei primi anni del XXI secolo comparveroo sempre più metanoautisti internazionali e si diffusero in internet forum e siti specializzati dove acquisire informazioni su come poter rifornire in giro per il continente. Oggi il quadro vede la presenza di circa 4.500 distributori, compresi quelli della Russia, disseminati sia in Europa che in Asia. Il sistema di aggancio più diffuso per le auto è quello NGV-1, con la sopravvivenza del sistema “Gost” in alcune aree ex sovietiche.
All’anno 2020 non esistono particolari difficoltà per raggiungere quasi ogni angolo del vecchio continente utilizzando il solo metano. La zona con meno stazioni di rifornimento rispetto alla grandezza del territorio si estende probabilmente dalla penisola iberica verso la Francia. Europa centrale e settentrionale non hanno alcun problema, mentre l’Est sta procedendo alla costruzione di una rete con punti di erogazione ben posizionati sia vicino alle grandi città che a metà strada tra un luogo e l’altro. Ad eccezione dei microstati, con la felice eccezione del Liechtenstein, e delle isole rimangono per il momento privi di distributori solamente Albania e Montenegro, dove sono comunque avviati progetti per portare il gas naturale.
Era risaputo che negli stati dell’ex Unione Sovietica il metano per autotrazione era diffuso, girava voce che qualcosa c’era anche in Croazia, qualche avventuriero aveva raccontato di impianti in Bulgaria, altri addirittura in Turchia. Anche la Germania non era messa male e stava investendo per creare una rete che sarebbe diventata la seconda in Europa come numero di distributori, ma anche in questo caso il sistema di aggancio era diverso da quello italiano e gli adattatori per collegare presa e bocchettone non erano consentiti.
Nei primi anni del XXI secolo comparveroo sempre più metanoautisti internazionali e si diffusero in internet forum e siti specializzati dove acquisire informazioni su come poter rifornire in giro per il continente. Oggi il quadro vede la presenza di circa 4.500 distributori, compresi quelli della Russia, disseminati sia in Europa che in Asia. Il sistema di aggancio più diffuso per le auto è quello NGV-1, con la sopravvivenza del sistema “Gost” in alcune aree ex sovietiche.
All’anno 2020 non esistono particolari difficoltà per raggiungere quasi ogni angolo del vecchio continente utilizzando il solo metano. La zona con meno stazioni di rifornimento rispetto alla grandezza del territorio si estende probabilmente dalla penisola iberica verso la Francia. Europa centrale e settentrionale non hanno alcun problema, mentre l’Est sta procedendo alla costruzione di una rete con punti di erogazione ben posizionati sia vicino alle grandi città che a metà strada tra un luogo e l’altro. Ad eccezione dei microstati, con la felice eccezione del Liechtenstein, e delle isole rimangono per il momento privi di distributori solamente Albania e Montenegro, dove sono comunque avviati progetti per portare il gas naturale.